La sanità integrativa

In occasione dell’avvio dell’indagine conoscitiva della Commissione Affari Sociali della Camera sui fondi sanitari, la Fondazione GIMBE ha pubblicato un report indipendente che documenta i gravi effetti collaterali per la sanità pubblica dell’attuale impianto normativo. Il report punta a fare chiarezza su molti punti grigi di un settore che si va sempre più diffondendo in Italia come copertura alternativa delle prestazioni sanitarie rispetto al Servizio Sanitario Nazionale: sono oltre 10,5 milioni gli italiani che nel 2016 risultavano iscritti a uno degli oltre 300 fondi sanitari di varia natura presenti in Italia; il 73% degli iscritti sono lavoratori, il 22% loro familiari e il 5% pensionati. Le risorse a disposizione per i rimborsi sono state di 2,33 miliardi di euro.

Il report denuncia come i fondi sanitari integrativi siano diventati prevalentemente sostitutivi, contribuendo ad aumentare le diseguaglianze e medicalizzare la società, spacciando per “pacchetti preventivi” prestazioni inappropriate che possono danneggiare la salute delle persone. Attualmente infatti i fondi sanitari integrativi destinano l’80% delle loro risorse a prestazioni sostitutive di quelle del SSN, grazie alla mancanza dei decreti attuativi che avrebbero dovuto stabilire il sistema di controlli e sanzioni per questo settore. Il report lascia emergere anche i possibili conflitti derivanti dal fatto che nel 2017 la maggior parte dei fondi sanitari (85%) sia stato in realtà gestito direttamente dal settore assicurativo, in quanto sono ormai molti i fondi che hanno scelto la via della ri-assicurazione.

La Fondazione GIMBE invoca un completo riordino della sanità integrativa che la riporti alla sua missione originale di coprire in modo prevalente o esclusivo le prestazioni non incluse nei LEA. Molti i punti inseriti nel rapporto quali suggerimenti per il legislatore, a partire da uno sfoltimento “evidence-based” delle prestazioni attualmente inserite nei LEA e dalla definizione puntale delle prestazioni LEA ed extra-LEA che possono o meno essere coperte dai fondi sanitari integrativi. Secondo la Fondazione GIMBE dovrebbe anche essere invertito l’attuale rapporto che alloca le risorse dei fondi sanitari, portando all’80% le riserve destinate a coprire prestazioni extra-Lea, ovvero consentendo solo per quest’ultime la detrazione fiscale. La maggiore trasparenza del sistema dovrebbe essere perseguita rendendo accessibile a tutti i cittadini l’anagrafe dei fondi sanitari integrativi attraverso il sistema OpenData del Ministero della Salute. Fondi che dovrebbero venir meglio regolati attraverso un regolamento che ne disciplini l’ordinamento e aggiorni le disposizioni del comma 8 dell’art. 9 della L. 502/1992. Andrebbe anche meglio regolamentato il rapporto tra società assicurative (profit) e fondi sanitari (non profit), e quello tra payer privati ed erogatori privati accreditati.

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